La battaglia del fiume Amnia fu combattuta tra le forze alleate dei Romani di Nicomede IV di Bitinia e quelle del Ponto di Mitridate VI tra la fine dell'89 e gli inizi dell'88 a.C. Lo scontro vide vincitore lo schieramento pontico.
Contesto storico
Pochi anni più tardi (nel 111 a.C.), salì al trono del regno del Ponto, Mitridate VI, figlio dello scomparso omonimo V. Il nuovo sovrano mise subito in atto (fin dal 110 a.C.) una politica espansionistica nell'area del Mar Nero, conquistando tutte le regioni da Sinope alle foci del Danubio. Il giovane re volse, quindi, il suo interesse verso la penisola anatolica, dove la potenza romana era, però, in costante crescita. Sapeva che uno scontro con quest'ultima sarebbe risultato mortale per una delle due parti.
Contemporaneamente sul "fronte" romano, il malcontento dei popoli italici aveva portato ad una loro sollevazione generale nel 91 a.C., degenerata in guerra aperta al potere centrale romano (dal 91 all'88 a.C.). In un clima tanto avvelenato a Roma, Mitridate non poté che approfittarne, pronto ad intervenire sul fronte orientale, lontano dai torbidi dell'Urbs, tanto più che le armate romane erano per la maggior parte concentrate in Italia, impegnate a sopprimere a fatica, la grande rivolta delle genti italiche.
Casus belli: invasione dell'Asia e massacro di cittadini romani
Il Senato romano, di fronte all'ennesimo tentativo di espansionismo in Asia Minore da parte di Mitridate, decise di inviare una nuova delegazione in Asia, sotto il comando del consolare Manio Aquilio, per ottenere la reintegrazione dei due regnanti fedeli a Roma (nel 90 a.C.). E se in un primo momento Mitridate si sottomise alle richieste romane, offrendo anche degli ausiliari per la guerra sociale, successivamente la richiesta di Aquilio di fornire a Nicomede IV un indennizzo, portò il re del Ponto a replicare di essere, egli stesso, creditore verso la repubblica romana, essendosi privato della Frigia su richiesta romana. Aquilio, irritato dal comportamento del sovrano pontico, spinse il titubante Nicomede IV ad invadere il Ponto (compiendo saccheggi fino ad Amastris).
La risposta di Mitridate non si fece attendere: egli insediò in Cappadocia, suo figlio Ariarate IX ai danni del re filoromano, Ariobarzane I (nell'89 a.C.). Si trattava della terza volta che Ariobarzane veniva cacciato dal regno. L'ira dei Romani per l'insolenza del re del Ponto aveva ormai raggiunto il culmine. La guerra sembrava ormai inevitabile.
Forze in campo
Romani e loro alleati
L'esercito romano messo inizialmente in campo allo scoppio della prima guerra mitridatica (89 a.C.) non sembra fosse esiguo, pur essendo per lo più formato da contingenti ausiliari delle due province romane d'Asia e Cilicia, della Frigia, della Paflagonia e della Galazia, unitamente a quelli del Regno di Bitinia e del Regno di Cappadocia, regni clienti dei Romani. Ecco come descrive l'armata romana, Appiano di Alessandria:
Pontici e loro alleati
Sembra che l'esercito mitridatico del re del Ponto fosse gigantesco, essendo composto da circa 300 000 armati. Tra le sue file vi erano opliti greci, cavalieri armeni, Sciti, Traci, Bastarni e Sarmati delle steppe meridionali, a nord del Caucaso e della Crimea. È ancora una volta Appiano di Alessandria a descriverci l'armata mitridatica:
Battaglia
La successiva mossa di Mitridate fu quella di dividere l'esercito in due compagini:
- la prima invase la Frigia, passando da Amasia, diretta contro le armate bitine del re Nicomede IV;
- la seconda diretta contro le truppe romane provinciali dei proconsoli d'Asia e Cilicia.
Il primo scontro vide impegnati da una parte Nicomede IV, l'alleato dei Romani, dall'altra i generali di Mitridate, Neottolemo e Archelao. Si svolse nei pressi del fiume Amnias, affluente del Halys. Le forze di Mitridate, seppure in inferiorità numerica ebbero la meglio, grazie soprattutto all'utilizzo di carri falcati, che i Bitini mai prima di allora avevano affrontato. L'esercito di Nicomede, terrorizzato dalla carneficina che questi carri riuscivano a fare, si diede alla fuga, lasciando così ai generali di Mitridate la vittoria e molti prigionieri. Ecco come racconta lo scontro tra le due armate Appiano di Alessandria:
Conseguenze
Nella successiva battaglia di Protophachium, che avvenne non molto distante dal fiume Sangarius, Mitridate riuscì a battere prima l'esercito di Manio Aquilio poi a catturare, sia il procuratore della Cilicia, il consolare Quinto Oppio sia lo stesso Aquilio, il quale fu poco dopo messo a morte in modo inumano, colandogli dell'oro fuso in gola.
Note
Bibliografia
- Fonti primarie
- Appiano, Guerre mitridatiche e Guerra civile, I.
- Livio, Periochae ab Urbe condita libri.
- Fonti storiografiche moderne
- Giuseppe Antonelli, Mitridate, il nemico mortale di Roma, in Il Giornale - Biblioteca storica, n.49, Milano 1992.
- Giovanni Brizzi, Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio, Bologna 1997.
- André Piganiol, Le conquiste dei Romani, Milano 1989.




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